IL CANE PASTORE TURKMENO
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31/03/2011 - Il mio 3° viaggio in ASIA CENTRALE



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Superate le difficoltà per ottenere un visto d’entrata per il Turkmenistan, esistono due sfaccettature che si possono incontrare in questo paese così impenetrabile: una è quella ufficiale fatta di meravigliosi palazzi e statue dorate che si trovano nella capitale Ashgabat, sempre più moderna è tecnologica (in soli due anni sono state costruite centinaia di opere sia pubbliche che private veramente incantevoli per la maestosità), l’altra è quella che bisogna andarsi a cercare, con l’aiuto di amici locali che vogliano anche loro uscire dalla città e quindi privarsi di molte comodità alle quali si sono ormai “caldamente” affezionati. Il deserto è deserto per tutti!

 

Oggi il Turkmenistan, con le sue infinite ricchezze naturali, ha ormai preso il volo diretto per l’esasperata modernità: laggiù non manca più nulla, anzi, molte risorse sono addirittura in eccesso. L’abbondanza di gas che il governo ha saputo sapientemente sfruttare li ha ormai resi una potenza sotto tutti i profili.

 

Ma per un appassionato di autentica cinofilia, come lo sono io, questa non è la parte più interessante del paese, anzi, direi la meno pregiata.

In città e dintorni è ormai possibile incontrare alcune razze di cani provenienti da tutto il mondo, probabilmente introdotte dai titolari stranieri delle tante imprese che stanno lavorando per trasformare la capitale in una città sempre più fiabesca.

 

Ormai non s’incontrano più Alabai liberi che gironzolano per la città (verrebbero subito catturati e soppressi dai tantissimi operatori che si adoperano ogni giorno per renderla pulita ed assolutamente impeccabile), è invece possibile vederne alcuni la sera, tenuti al guinzaglio dai loro padroni che li portano a fare i bisogni nei tanti giardini principeschi che adornano Ashgabat, proprio come avviene in ogni quartiere metropolitano del nostro paese, tipo Roma o Milano.

Quelli sono gli Alabai che i miei amici turkmeni chiamano “City Dogs”, ovvero molto simili a quei “vitelloni” che gli appassionati della razza hanno conosciuto fino ad ora in occidente, spesso importati dalla Russia, nelle nostre esposizioni di bellezza, su molti siti internet, sulle riviste cinofile, etc.. Ma i cani da lavoro dell’Asia centrale sono ben altri!

I “City Dogs, con la loro “stazza” non resisterebbero manco una settimana nel deserto! (Anche perché, forse, gli altri se li mangerebbero…) e quelli non sono certamente ciò che intendo io per cane da pastore dell’Asia centrale.

 

In questo mio viaggio ho percorso circa 4000 km, dal deserto del Garakum (Karakum) conoscendone ogni sfaccettatura con le sue variazioni di fauna e flora, fino ad arrivare alle uniche e meravigliose alture che si trovano sul confine dell’ IRAN. (Esiste comunque ancora una parte, impenetrabile parco naturale dello stato, alla quale non ho avuto accesso).

Ove era possibile, abbiamo utilizzato un ottimo fuoristrada messoci a disposizione da un amico locale, laggiù dove il deserto si faceva più aspro e sconnesso ci siamo serviti un indistruttibile mezzo militare ex Unione Sovietica e per raggiungere i posti più angusti, solo le “nostre gambe”, facendo molto attenzione dove mettevamo i piedi anche se assicurati più volte dai pastori sulla momentanea assenza dei cobra che erano ancora nascosti nelle loro tane fino alla fine di Aprile a causa della bassa temperatura.........................

 

 

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