IL CANE PASTORE TURKMENO
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08/08/2012 - MASAI: la mia nuova scommessa!



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Per un cinofilo, la vera soddisfazione non è mai vendere i suoi cuccioli, bensì allevarne qualcuno per se. Mettersi in gioco ogni volta, credere e scommettere su quello che potrà diventare un particolare soggetto che è stato capace di rubargli il cuore fin dai primi giorni di vita.

 

Questo è il caso di Masai, un cucciolone di 6 mesi nato da Burka x Annibal, che ho deciso di portare avanti nonostante non mi sarà mai particolarmente utile alla riproduzione, essendo fratello pieno di Skorpion, ma per quello che lui riesce a trasmettermi di magico ogni mattina che lo incontro in allevamento, quando lo guardo mi pare di leggere in lui una parte di storia antica dell’Asia centrale.

 

“In un pomeriggio di primavera mi trovavo nel cuore del deserto del Karakum, situato nello stato del Turkmenistan, era circa un’ora che viaggiavamo a bordo del nostro furgone 4x4, reperto bellico ex Unione Sovietica e ormai da tempo non incontravamo più nulla se non infinite distese di sabbia e arbusti spinosi. Erano con me una guida turkmena che parlava perfettamente l’inglese ed un autista che conosceva a menadito ogni minima parte di quei posti impervi, suo padre era vissuto lì con la famiglia facendo il pastore fin da bambino e quindi anche lui sapeva districarsi senza troppi problemi in quel’esotico labirinto naturale fatto solo di terra e di cielo. Eravamo in cerca dei più autentici cani aborigeni che possano esistere in tutta l’Asia centrale, ovvero quelli che spesso non appartengono a nessun pastore in particolare ma vivono randagi sopravvivendo al destino come veri animali selvatici. Il deserto è popolato da alcune specie di roditori, rettili e volatili e molti di questi cani mangiano il loro pasto cacciando qualche piccola preda ogni volta che hanno fame. Specialmente nei periodi dei calori delle femmine, avvengono duri scontri fra questi cani e quelli dei pastori che si oppongono in ogni modo per non lasciarli avvicinare al gregge, anche per il pericolo che a volte possono rappresentare per gli agnelli, non sempre questi soggetti disdegnano di afferrarne uno e sfamarsi come fossero dei veri e propri predatori, cosa che vidi un giorno con i miei stessi occhi in Tagikistan.

Più “aborigeni” di questi cani non credo ne esistano al mondo e la loro esistenza è unicamente legata alla capacità di sopravvivere ad ogni avversità e pericolo che caratterizza quel grande deserto. Solo i più duri ed astuti riescono a riprodursi.

 

 

Ad un certo punto ci inoltrammo in una sorta di canalone di sabbia, probabilmente scavato dalle sporadiche ma intense piogge di primavera, e dopo pochi metri ci accorgemmo che l’autocarro su cui ci stavamo viaggiando faceva fatica a proseguire e sprofondava gradatamente. L’autista fermò il mezzo e disse qualcosa alla guida che subito dopo si girò verso di me traducendomi: “Ezio, dobbiamo scendere!”. Io pensai “Ci siamo, questa notte si dormirà nel deserto!”. Ma a bordo del furgone mi sarei sentito protetto e non avrei avuto nessun pensiero. Perché ormai sono abituato a questi imprevisti che mi succedono durante le escursioni in Asia centrale, quando meno te lo aspetti il mezzo va in panne e quindi inizia la vera avventura, ovvero ritornare a casa!

L’autista scese anche lui, si grattò la testa e parlò lungamente con la guida spiegando il problema, eravamo capitati in un punto dove l’acqua aveva scavato una specie di anfratto sotterraneo, noi adesso ci eravamo finiti dentro senza accorgerci, avevamo provocato una piccola frana e quindi le ruote erano sprofondate completamente nella sabbia. Ma non si trattava di nulla di grave, mi spiegarono che a volte ci si può sprofondare completamente ed allora non resta altro che incamminarsi a piedi cercando un passaggio da chi dovesse passare occasionalmente da quelle parti. Ma a uomini come loro, nati e cresciuti in uno stato dove il 90% del territorio è deserto, tutto questo non preoccupa, Allah pensa alla sorte di tutti!

A dire il vero i loro volti non erano molto preoccupati, quindi ero fiducioso anch’io che si sarebbe trovata facilmente una soluzione. Improvvisamente la guida mi disse: “Ezio, look, there is a dog!” Io mi girai di scatto e vidi un cane meraviglioso anche se zoppicante e molto segnato in volto da alcune ferite rimarginate da poco, era marrone e bianco, aveva orecchie e coda (in quanto quelli che vivono allo stato brado nessuno provvede a tagliargliele), mi avventai sul mezzo sprofondato per prendere la macchina fotografica. L’autista mi gridò qualcosa in turkmeno e forse per questo il cane s’impaurì e scappò immediatamente. Io recuperai la macchina fotografica e salii velocemente su un promontorio adiacente ma non vidi altro che una sagoma che scompariva fra gli arbusti, avrei tanto voluto fotografarlo ma non ne ebbi il tempo. Spesso i cani aborigeni che vivono allo stato brado e molte volte anche quelli dei pastori, sono dei grandi guerrieri contro gli animali ma hanno lo stesso timore dell’uomo che possiede il lupo, ovvero il loro antenato selvatico. E’ probabile che scappino solo per diffidenza e che se fossero costretti attaccherebbero senza riserve, molti non sono indicati al nostro utilizzo di cani da guardia, sembrano avere quasi una sorta di fobia dell’uomo ed anche alcuni che vivono fra i greggi non si fanno mai avvicinare nemmeno dagli stessi pastori.

Ma hanno una morfologia perfetta, sono robusti e longilinei nello stesso tempo, si spostano con un’elegante leggerezza che nessun cane domestico possiede, i colori dei loro mantelli sembrano intonarsi perfettamente con quelli della natura in cui si trovano, ma la cosa più magica è il loro sguardo che ogni volta riesce ad incantarmi, quasi ad ipnotizzarmi e farmi ritornare ogni anno in quei posti dimenticati da Dio”.

 

Il giorno che nacque Masai, qui a Peveragno faceva molto freddo e come tutti gli inverni avrebbe poi iniziato a nevicare ripetutamente, ero quindi molto impegnato e non prestai troppa attenzione alla cucciolata, l’unica cosa che però notai subito fu che uno solo di quei cuccioli non era nero e bianco ma con un mantello prevalentemente marroncino.

 

Dopo una settimana Masai era solo la metà del fratello Ahal ma succhiava il latte dalla madre in una delle mammelle centrali, mantenendo la coda sempre in tensione come fosse già di guardia a qualcosa, forse in effetti lo era, quella mammella che si era scelto non fu mai di nessuno se non sua.

 

Passarono i primi 30 giorni e si riusciva già ad intravvedere quello che sarebbe stato il suo colore definitivo, una tonalità di marrone-arancione con sfumature nere lungo la colonna vertebrale fino alla coda e con una curiosa ombratura nero-grigia che partendo dal garrese scendeva ricoprendo le spalle.

 

 

Poi Masai arrivò a 40 giorni ed iniziò, come avviene di solito per i miei cuccioli, a mangiare carne cruda di pollo con ossa ed io intui subito in lui un particolare carattere, viveva come un capo indiscusso, nonostante fosse molto tollerante con tutti.

 

Masai invece lasciava che tutti prendessero la loro parte di carne e poi, solo se ne rimaneva ancora, mangiava anche lui, viceversa si rassegnava facilmente, a volte ne diedi appositamente un pezzo in meno per verificare cosa sarebbe accaduto ma non lo vidi mai a litigare, solo per il cibo, con nessuno dei fratelli. Si limitava a guardarmi con quello sguardo profondo che ebbe fin dai primi giorni e pareva mi domandasse: “Oggi per me, non c’è nulla?”. Ma poi si coricava senza fiatare, come nulla fosse ed io allora davo ovviamente anche a lui la sua razione.

 

Fu proprio suo fratellino Ahal che mi permise di accorgermi presto della personalità di Masai, lui che era il più “bullo” della cucciolata, temuto da tutti per la sua aggressività senza mezzi termini, non si azzardò mai una sola volta a sottrargli la carne. Una volta ci provò per caso ma il ringhio di petto che emise Masai stupì non solo gli altri cuccioli che si allontanarono ma anche me e mia moglie che eravamo lì presenti in quel momento. Al termine di ogni pasto Ahal amava lottare con tutti gli altri cuccioli, ma non ci fu mai un accenno di gioco con Masai. Provai anche a mettere alcune volte Masai a cavalcioni su Ahal ma non avvenne nulla, i due si allontanavano come volessero ignorarsi.

 

Per contro Ahal iniziò da subito a fare una guardia incredibile, cosa che Masai non fece praticamente mai nei primi mesi, lui amava stare coricato in disparte e controllava attentamente i movimenti dei fratelli.

 

Un pomeriggio portai Ahal, Bukara e Masai nel mio cortile perché volevo vedere come si sarebbero relazionati con Skorpion, il maschio di due anni che è di guardia a casa mia, soggetto molto equilibrato, assolutamente inavvicinabile e reattivo con qualsiasi estraneo, quanto paziente e favorevole con chiunque lui capisca essere di mia proprietà, (io posso introdurre nel suo territorio qualsiasi giovane animale e farglielo accettare senza alcun problema).

Anche in quell’occasione fui meravigliato dal comportamento di Masai, ma ancor di più da quello di Skorpion. Mentre gli altri due cuccioli fecero di tutto per ingraziarsi il grande cagnone, Masai nonostante avesse solo poco più di un mese, non dimostrò nessun interesse particolare per l’adulto, quasi come per dirgli: “Ok! Sei molto più grande di me, ma non per questo sei tu il capo”.

Gli altri due cuccioli andarono subito verso Skorpion per cercare un pacifico accordo, Masai invece aspettò che fosse Skorpion a venire da lui, quasi per dimostrargli la sua piccola superiorità. Non abbassò quasi mai la coda e anche se era almeno dieci volte inferiore di statura, non diede mai nessun particolare segno di sottomissione. Fu invece Skorpion ad interessarsi molto a lui, lo annusò più volte ma stranamente decise sempre di andarsene, quasi percepisse qualcosa di particolare nella sua personalità.

Masai iniziò molto presto a gironzolare nel cortile con estrema sicurezza, quasi come fosse solo, addirittura urinò più volte come per marcare il territorio, nonostante si sentissero forti abbai di altri miei soggetti adulti che provenivano dall’allevamento vicino.

 

 

E da allora fu sempre così, assolutamente tollerante e non attaccabrighe, ma temuto da tutti. Praticamente un capo, una sorta di “piccolo Buddha”, nato per comandare.

Un mese fa lo misi in coppia con una femmina ungherese, sua coetanea, che sto allevando come una mia potenziale fattrice. La femmina è molto dominante sui cani, ma bastò una sola fulminea reazione di Masai per farle intendere immediatamente e senza possibilità di replica, chi avrebbe indiscutibilmente comandato da quell’istante.

Mentre il fratello di questa femmina, anche lui ungherese e con un incredibile prestanza fisica tanto da motivarmi a chiamarlo Tyson, sia ormai riuscito a dominare Bukara (la sorella di Masai), deve comunque darle ogni giorno prova della sua superiorità. A Masai bastò invece una sola reazione per stabilire la gerarchia assoluta sulla sua compagna.

Vorrei aggiungere che lo stesso Masai, fin quando rimase nel recinto con le sorelle Bukara e Asia (i primi 5 mesi) non diede mai il minimo segno di aggressività e permise sempre a loro di mangiare prima di lui.

 

Praticamente un vero “gentiluomo” ma con il polso d’acciaio!

 

Alcuni giorni fa lavoravo in allevamento, quando ho avvertito la presenza di un cane che mi stava osservando, ho girato la testa ed ho visto Masai, il suo sguardo profondo mi ha ricordato all’istante quel cane aborigeno che incontrai quel pomeriggio nel deserto del Turkmenistan, proprio quando il nostro mezzo era sprofondato nella sabbia.

 

 

Se vi raccontassi di una perfetta somiglianza, direi una bugia, anche perché quel cane rimase vicino a noi solo per pochi istanti e poi scomparve fra gli arbusti del deserto. Inoltre lui era un cane adulto, forse anche vecchio, mentre Masai è solo un giovane di 6 mesi, ma vi posso garantire che lo sguardo di quel cane era molto simile a quello di Masai.

 

 

Oggi Masai è già un “giovane” guardiano molto attento e attivo nel pattugliare il territorio, anche se non possiede quella grinta che aveva Skopion alla sua età (…lui era unico già allora!). Masai è ancora il classico cucciolone di 6 mesi accarezzabile da chiunque lo voglia avvicinare con benevolenza, ma quando incrocio il suo sguardo vedo in lui un autentico cane da pastore dell’Asia centrale e sogno di essere laggiù fra i pastori nomadi del deserto. Solo cani con la sua autorevole personalità potevano sorvegliare con successo di notte quei greggi formati da migliaia di pecore, lasciati pascolare liberi nel deserto e sottoposti ad ogni tipo di pericolo.

 

 

Masai rappresenta la mia nuova scommessa, un cucciolone che mi sta entusiasmando per la sua grande personalità, completamente differente da tutti gli altri che ho cresciuto fino ad ora. Lui è molto ponderato nelle sue reazioni ma dotato di una straordinaria personalità di leader assoluto.

(E’ molto simile a quello che fu il mio Zar, un cane tutto nero che ebbi fino alla sua età di 18 mesi, estremamente equilibrato, mai inutilmente aggressivo ma di grande efficacia in caso di reale necessità. Fu lui l’unico maschio in grado di sottomettere la mia Tundra, femmina di grande valore ma che purtroppo non ha ancora mai accettato di essere coperta da nessuno dei miei stalloni).

 

Non appena diventerà adulto ( ..o magari anche prima!) spero di poter pubblicare un filmato di Masai a dimostrazione di quanto io credo possa diventare "da grande", per adesso guardatelo com’è ora a 6 mesi, ancora un po' ingenuo ma con tanto tempo per crescere!

 

Cliccare QUI per vedere il filmato di MASAI.

 

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