IL CANE PASTORE TURKMENO
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07/12/2015 - Il mio viaggio nel CAUCASO (Georgia): alla ricerca del cane da pastore aborigeno



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La scorsa primavera mi trovavo nella Repubblica Islamica dell’Iran per una delle mie solite ricerche sui cani da pastore aborigeni dell’Asia centrale e, sapendo di essere nel territorio dell’antica Persia, ho iniziato a cercare per curiosità (sia per le strade periferiche di Teheran che nelle campagne iraniane e in montagna, presso gli stazzi dei pastori) quell’animale domestico conosciuto in tutto il mondo con il nome di “Gatto Persiano”. Quel gattone che spesso si vede dormire nei salotti sul divano o in braccio a eleganti signore, col pelo molto soffice, il mantello di vari colori e con il muso così schiacciato da mettere in evidenza i suoi due enormi occhioni “a palla”. Un animale che in Occidente viene venduto agli appassionati della razza a un costo piuttosto elevato, specialmente se figlio di coloro che spesso partecipano alle esposizioni feline per essere giudicato per la sua bellezza.

Sapete quanti Gatti Persiani ho trovato in Persia? Zero!

In Iran (territorio che oggi corrisponde all’antica Persia), non solo non si riesce a incontrare un solo Gatto Persiano che gironzola nelle strade della città, ma la maggior parte della gente dice di non conoscerne nemmeno l’esistenza! Sapete come sono fatti invece i numerosissimi gatti che si trovano in quello stato? Uguali e identici a un qualsiasi nostro gatto randagio che si incontra nelle campagne italiane!

E da dove arrivano allora quei “gattoni” che vengono venduti oggi in tutto il mondo sotto il nome di Gatto Persiano? Ma è logico! Dalle gabbie degli allevamenti con proprietari che sostengono di possedere - loro soltanto -  i ceppi genetici più autentici, scomparsi invece in tutto il resto del mondo! Proprio come nei cani, cambia l’animale ma la storia è sempre la stessa!!

Non riuscendo a trovare in nessun modo ciò che stavo cercando, mi sono sentito un po’ ridicolo nell’aver creduto che quei gatti così grossi, lenti, pigri e delicati, potessero essere esistiti nelle strade di Teheran o peggio ancora nelle campagne iraniane. Per poter superare le avversità della vita, cacciare per nutrirsi e riprodursi alla stato brado è necessario essere animali veri e non certamente  strani fenomeni da baraccone!

 

Non mi sono quindi poi stupito così tanto se, nel viaggio che ho appena concluso in Georgia, nei pascoli a valle del Grande Caucaso, ho incontrato greggi di pecore custodite da cani ben diversi da quelli che oggi si vendono qui in Occidente come autentici cani da pastore del Caucaso!

 

 

Appena incontrato, l’autista georgiano al quale stavamo per chiedere di condurci nelle parti più dimenticate del paese, ha immediatamente estratto un depliant pubblicitario di un allevamento locale di bellissimi cani da pastore del Caucaso. Quelli che conoscono gli appassionati di tutto il mondo alle esposizioni di bellezza: animali enormi, lenti, con un petto largo più di 60cm, alti più di 80, pesanti quasi cento chili e con una testa tanto grande da non poter essere abbracciata. Ed ecco la solita frase: “Questo è un mio amico, ha dei cani bellissimi della razza che voi cercate! Se volete acquistare dei cuccioli, vi farà un buon prezzo: i suoi riproduttori sono tutti campioni di bellezza!”.

La mia risposta: “Grazie per l’informazione ma non abbiamo fatto tutta questa strada per conoscere il tuo amico né tanto meno per vedere questi cani nati nelle gabbie, in Italia ne abbiamo già fin troppi! Sali pure in macchina e partiamo: dovremo fare molta strada per trovare quello che stiamo cercando!”.

 

 

La Georgia (detta anche Gürcistan) è uno Stato transcaucasico, ad est del Mar Nero, situato sulla linea di demarcazione che separa l'Europa dall'Asia. Già repubblica dell'Unione Sovietica, confina a nord con la Russia e i territori contesi dell'Ossezia del Sud e dell'Abcasia, a sud con la Turchia e l'Armenia, a est con l'Azerbaigian e a ovest col Mar Nero. Dal punto di vista storico-culturale la Georgia è considerato un paese europeo, più controverso è se lo sia anche da un punto di vista geografico, tant’è che molte importanti enciclopedie o pubblicazioni geografiche pongono la Georgia, con sicurezza, nel continente asiatico, anche nel caso in cui si consideri una sua parte, minore, come europea. In pratica è situata nel Caucaso meridionale ed ha un territorio prevalentemente montuoso, una popolazione di 4 989 000 abitanti e la sua capitale è Tbilisi.

 

 

Partendo da Tbilisi, dopo alcune ore su una strada mal asfaltata ma comunque percorribile con un’automobile alla media di 80/90 Km orari, si arriva ai margini di un grande parco naturale dove vivono ancora molti lupi, orsi, sciacalli, qualche lince e quanto è rimasto del leopardo persiano, un animale che per secoli terrorizzò i pastori locali ma che oggi, a causa del bracconaggio, è quasi scomparso.

 

 

Dai margini del parco, dove sono presenti gli ultimi villaggi, sono ancora necessarie 3/4 ore da percorrere con un 4x4 su strade molto sconnesse, per raggiungere il luogo dove, ad ogni inizio dell’inverno, scendono i pastori nomadi dai monti del Grande Caucaso (chiamati “Tuschi” o più comunemente “Tuscheti”, la zona montana dalla quale provengono) con l'intento di sfruttare nel periodo più freddo dell’anno quel po’ di foraggio rimasto nelle pianure sottostanti per il mantenimento delle loro greggi.

 

 

Ed è proprio fra quelle greggi che si possono ancora trovare i più “aborigeni” cani da pastore che lavorano da secoli sulle montagne del Caucaso per difendere le greggi dalle predazioni dei selvatici. Questi cani di origine antica sono chiamati dagli abitanti locali “Georgian Nagazi” o come voluto recentemente dai russi “Caucasian Nagazi”, conosciuti in tutto il mondo con il nome di “Caucasian Shepherd Dogs” e in Italia come “cani da pastore del Caucaso”.

 

 

Chiunque si riferisca oggi in Occidente al pastore del Caucaso s’immagina un cane di grande mole e con il pelo molto lungo, mentre in Caucaso è molto più facile trovare fra le greggi soggetti con un pelo medio, di altezza media non superiore ai 70/75cm al garrese e con pesi che non superano quasi mai i 50 chilogrammi per i maschi e i 35/40 per le femmine.

 

 

In compenso sono dotati di una rusticità e di un coraggio contro i predatori che, qualsiasi altro soggetto presente nelle gabbie degli allevatori occidentali, non sa nemmeno cosa significhi. Riuscire a sopravvivere in quell’ambiente significa saper superare molte difficoltà, anche se la cultura pastorale dei “caucasici” è già fortunatamente più evoluta di quella ancora presente nei vari deserti e montagne dell’Asia centrale: nel Caucaso, quasi tutti i pastori alimentano ormai regolarmente i loro cani ed è quindi molto difficile incontrarne qualcuno in cattive condizioni di salute.

 

 

Parlando con il Prof. Zurab Gurielidze, esperto di lupi e zoologo molto famoso in tutta la Georgia, con il quale ho avuto il piacere di confrontarmi per qualche ora nel suo studio situato nella capitale,

 

 

mi ha riferito di aver condotto, con altri ricercatori, molti studi sulla genetica del cane da pastore del Caucaso.  Lui sostiene che molti cani da pastore oggi presenti nei pascoli del Caucaso appartengono senza dubbi ai ceppi genetici di quelli che furono importati nei secoli dall’Asia centrale, anche se non è possibile escludere che alcuni provengano invece dall’antica domesticazione dei lupi locali da sempre presenti in quelle zone.

 

 

Certo è che ancora oggi, in quelle montagne, durante il periodo dei calori delle femmine, i cani si accoppiano liberamente senza il minimo intervento dei pastori che crescono cuccioli di qualsiasi colore, taglia e lunghezza di pelo, purché riescano a sopravvivere alle intemperie e si dimostrino idonei alla protezione del bestiame.

 

 

In quei luoghi i lupi si organizzano in branchi molto pericolosi che non fanno sconti a nessuno: predano pecore e agnelli, uccidono mucche e vitelli, cavalli e a volte aggrediscono anche qualche persona che, durante il periodo invernale, si aggira di notte nei villaggi.

 

 

(Episodi tenuti piuttosto nascosti dai biologi ricercatori del governo impegnati nella conservazione di questo animale selvatico: loro sostengono che ciò possa solo avvenire nel caso di lupi affetti dalla rabbia, cosa invece assolutamente smentita dagli abitanti locali).

 

 

In Georgia, sono invece tutti d’accordo sul grande danno fatto dai russi sulla genetica dell'autentico cane da pastore del Caucaso; nel periodo dell’Unione Sovietica fino a poche decine di anni fa, essi si impossessarono infatti di molti soggetti nati presso pastori locali per incrociarli con molossi europei, al fine di aumentarne la mole.

 

 

Come avvenne anche con il cane da pastore dell’Asia centrale, ne ottennero soggetti molto più grandi come taglia e quindi più facilmente commerciabili in tutto il mondo dagli allevatori, ma con la grave perdita delle più antiche caratteristiche genetiche che la razza aveva maturato nei secoli riproducendosi allo stato brado.

 

 

Non esistono pastori georgiani che cerchino nei loro cani la grande mole, il peso, il colore o la lunghezza del mantello, anzi, detestano i cani di grande taglia poiché molto lenti nelle loro reazioni e quindi incapaci di procurarsi il cibo autonomamente, difficili da sfamare, meno efficienti contro i lupi e più problematici durante le lunghe transumanze che effettuano due volte ogni anno.

 

 

Addirittura, ogni volta che la Cynology  Federation of Georgia cerca di introdurre nei pascoli alcuni soggetti più conformi ai moderni standard di razza (voluti oggi in tutto il mondo dalla FCI - Fédération Cynologique Internationale) e regala quindi dei cuccioli di allevamento ai pastori che vivono in quel luogo, ammesso che non li rifiutino, cercano di farli accoppiare al più presto con i loro “meticci” per migliorare le prestazioni della futura prole.

 

 

Gli stessi funzionari del NACRES (Centre for Biodiversity Research and Conservation of Georgia), i quali si occupano di conservare e svolgere ricerche sui lupi presenti nei territori del Caucaso, durante il nostro incontro presso la loro sede di Tbilisi,

 

 

mi hanno sottolineato l’importanza di poter mantenere il più possibile la genetica originaria dei cani da pastore evolutasi naturalmente in quei pascoli prima del moderno intervento dell'uomo. Sono solo quelli che possono costituire un reale aiuto al pastore contro agli attacchi dei predatori poiché, per riuscire a prevedere e a opporsi alle strategie di caccia dei selvatici, è necessario che i cani vivano, si riproducano e maturino esperienze nello stesso ambiente naturale in cui vive il loro nemico, altrimenti si manifestano inefficienti.

 

 

Un cane da pastore del Caucaso nato in allevamento e selezionato per anni dall’allevatore, con l’obiettivo di raggiungere gli standard di razza vincenti nei concorsi di bellezza, conserva ben poco delle originarie capacità di lavoro di quelli che invece nascono e vivono la loro esistenza con le pecore. Promuovere una razza per le sue caratteristiche estetiche è una cosa, riuscire invece ad utilizzarla in pratica nella vita dei pascoli è ben altra!

 

 

Come al solito sono stati giorni molto istruttivi ma da non poter considerare di vacanza: con il mio instancabile compagno di viaggio Gregorio, abbiamo percorso centinaia di chilometri sul fuoristrada,fra paesaggi incantevoli quanto selvaggi, mangiato ciò che era possibile reperire e dormito alla bell'e meglio, come ad esempio una notte completamente vestiti in una camera sprovvista di riscaldamento e ovviamente di bagno, con una temperatura esterna che era scesa di parecchio sotto lo zero. Una sera ci siamo anche persi nella riserva e, con un autista quasi disperato, non riuscivamo più a trovare la strada del ritorno, non c'erano luci di riferimento e il cellulare era completamente senza campo. Alcuni pastori nomadi hanno cercato di aiutarci come potevano ma, parlando un dialetto quasi incomprensibile anche per la nostra guida, non riuscivano a farsi capire. Come però avviene sempre, Qualcuno ci ha assistiti e finalmente siamo arrivati ad un villaggio dov’è poi stato possibile ritrovare la strada del ritorno.

 

In compenso, abbiamo visto scenari di inimmaginabile bellezza, greggi composte da migliaia di capi incontrarsi nei pascoli, con i pastori che si salutavano, mentre i loro cani si fronteggiavano per rivendicare il possesso del bestiame che stavano custodendo.

 

 

Chi visita quei luoghi non può evitare di capire quale differenza esista fra i cani da pastore (i quali non vedono nell’uomo un loro avversario) e i cani da guardia che possono essere utilizzati per custodire le proprietà contro i ladri. Guardate il filmato che vi allego, vedrete decine di cani che si sfidano per difendere il gregge, mentre io e Gregorio (persone completamente estranee) siamo in mezzo a loro per filmarli, senza che nessuno faccia nulla per  allontanarci. Ma non si dice che "a un cane da pastore, guai avvicinarsi alle sue pecore"??

 

 

In quel momento ho anche pensato a chi, per fare la guardia al proprio giardino, acquista un cucciolo qualsiasi di pastore del Caucaso credendo che possa diventare senza dubbi quell’infallibile guardiano che desidera (e la stessa cosa vale anche per il pastore dell’Asia centrale come per qualsiasi altra razza pubblicizzata da guardia). Che grandi lezioni di cinofilia si ricevono frequentando quei luoghi dove il cane da pastore è presente da millenni! CLICCATE QUI PER VEDERE IL FILMATO.

 

Per capire a fondo un animale così misterioso com’è il cane da pastore non esistono troppe alternative se non recarsi nei suoi luoghi di origine. E’ ridicolo considerarsi esperti di questi cani guardando i filmati e le fotografie su internet che mettono gli altri! Se si parla con i pastori si capisce che anche loro sono pieni di dubbi su questi cani, pur utilizzandoli da sempre, figuriamoci cosa si può capire allevandone qualche coppia chiusa nei recinti di un allevamento. Se è vero che il cane deriva dal lupo, nessuno lo dimostra meglio di quelli che si vedono in quei luoghi, ancora rimasti così simili al loro antenato da riprodurne ogni aspetto caratteriale.

 

 

Al termine di ogni mio articolo mi rendo conto che spesso ripeto le stesse cose, questo perché la cinofilia è proprio soltanto questa, semplice ed essenziale, sono solo gli uomini che la vogliono complicare a tutti costi.

E’ invece necessario che si capisca che i cani non sono una razza, bensì solo una specie. Nacquero tutti come animali randagi e nessuno di loro ha bisogno dell’uomo se non per ricavarne il cibo necessario alla sopravvivenza, hanno invece la necessità di vivere secondo i loro istinti e il più lontano possibile da chi vuole ridurli dei “prigionieri” educati e addestrati.

 

In quelle terre lontane, considerate da noi occidentali luoghi meno emancipati, si percepisce molto più facilmente cosa sia in realtà il cane: un animale ben diverso da come lo si vuole oggi presentare per ricavarne un tornaconto economico.

 

Spesso, Gregorio ed io, ci guardavamo esclamando sempre la stessa frase: “Che bella vita che si fanno questi cani, liberi di fare e di andare dove vogliono!”. In fondo, quegli animali non hanno nulla, anzi, a volte faticano anche a sopravvivere, ma vivono da animali liberi, secondo i loro istinti più naturali, cosa che nelle nostre case gli è ormai del tutto vietata.

 

 

E’ stato un viaggio breve ma molto intenso, tutto è proceduto nel migliore dei modi, da sole poche sole dalla partenza, anche il nostro autista si era già appassionato alla nostra ricerca e, sempre più entusiasta, mostrandoci un gregge in lontananza esclamava ad alta voce: “Nagazi, Nagazi!”.

 

L’unico problema è che, in questi viaggi, il tempo passa così rapidamente che mi risulta quasi impossibile accorgermi delle grandi emozioni che sto vivendo in mezzo ad una natura così meravigliosamente selvaggia. In un batter d’occhio sono già nuovamente sull’aereo che mi riporta a casa per ricominciare con i soliti ritmi.

 

Il mio cellulare sta squillando, ecco la prima telefonata di un cliente che mi chiede: “Come devo fare per insegnare al mio cane a non fare la pipì contro la siepe del mio giardino?”.

Allora smetto subito di sognare e mi rendo conto di essere nuovamente in Italia dov’è tutto molto diverso. Mi rimangono solo più i filmati e le fotografie per farmi ritornare con la mente in quei luoghi lontani dove, tanti anni fa, la Natura creò un animale così straordinario da poter collaborare con l'uomo per la sicurezza dei suoi animali.

 

Cliccare QUI per vedere il FILMATO.

 

 

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