Sabato 5 Marzo 2016 - ore 10,00. Mentre sto scrivendo questo articolo, fuori c’è già mezzo metro di neve e continua a nevicare, senza nessuna intenzione di smettere. Questa mattina ho iniziato presto a spalare, prima per uscire con l’automobile e portare mia figlia al pullman che la conduce al lavoro, poi, per poter raggiungere le recinzioni dei miei cani e dar loro la solita razione di carne.
Ci eravamo ormai “illusi” che il peggio dell’inverno fosse passato e invece eccomi ritornare in mente le parole del “vecchio” Angelo, un mio vicino di casa ormai scomparso che, con l’esperienza di chi è cresciuto in montagna, ogni anno in cui la primavera sembrava dovesse anticipare, mi disilludeva immediatamente esclamando in dialetto piemontese: “El luv a l’ha mai mangià l’invern!”. (Il lupo non ha mai mangiato l’inverno!). In effetti, dopo soli pochi giorni, arrivava la solita abbondante nevicata per ricordare a tutti che la bella stagione era ancora “molto” lontana.
Pensando al proverbio di Angelo, spalando la neve con fatica e sentendo i miei cani triturare le ossa con le loro mascelle poderose, questa mattina il mio pensiero non ha potuto far a meno di andare ai lupi che vivono da anni nella montagna di fronte a casa mia!
Che animali straordinari sono questi predatori: astuti, silenziosi, quasi invisibili ma altrettanto micidiali nelle loro predazioni. Basta che un pastore di questa zona lasci le sue pecore incustodite per una notte nelle vicinanze del bosco e, quasi certamente, la mattina successiva troverà la “sorpresa”. Nessuno di noi del paese è quasi mai riuscito a vederli (si tratta di apparizioni molto eccezionali nelle ore più buie della giornata), invece i lupi ci scrutano in ogni nostro movimento, tenendo tutto sotto controllo e tramando ogni strategia di predazione.
I lupi non sono come i nostri cani che hanno barattato la loro libertà con una razione quotidiana di cibo: vivono da animali liberi sfidando le intemperie e nessuno uomo pensa mai a soddisfare la loro fame, specialmente in queste fredde giornate d’inverno, quando la neve rende tutto più difficile.
Non è mai esistito un cane al mondo che abbia potuto competere contro il lupo, vivere in cattività e con la razione di cibo assicurata, rende l’animale domestico altamente inferiore confronto al predatore selvatico, anche se questa versione non piace a chi ha invece grandi interessi nel promette facili soluzioni contro i disagi causati dal lupo a chi alleva bestiame. Per proteggere pecore, capre, mucche, vitelli e altri animali domestici, serve un branco costituito da parecchi cani da guardiania, capaci di lavorare in squadra con lo stesso obiettivo comune di tenere alla larga chi intende sottrargli i "suoi" animali. Non basta però che siano soggetti qualsiasi, anche se appartenenti alle varie razze da guardiania indicate per la custodia del bestiame: proteggere il bestiame dai predatori è una mansione molto difficile e serve esperienza. La protezione del bestiame s’impara in montagna con la pratica, magari dopo brutte esperienze e le tante fatiche alle quali obbliga l'alpeggio: i soli titoli di studio non bastano quasi mai a risolvere i problemi dei pastori.
Graziano, il pastore col quale collaboro da alcuni anni con i miei cani, sapendo che il predatore era ritornato sulle nostre montagne, non ha perso il suo tempo a lamentarsi troppo che il lupo era ritornato e che, da quel momento in avanti le sue pecore sarebbero state in pericolo. Si è organizzato per adottare alcuni buoni cani da guardiania, ha imparato a gestirli e oggi ne sta traendo i primi benefici, tant’è che, durante il periodo dei pascoli dello scorso anno, da aprile a novembre 2015, non ha perso un solo capo di bestiame, nonostante di attacchi dei lupi ne abbia subiti parecchi.
Dove i lupi non ci sono o passano solo di sfuggita una volta l’anno, tutti i cani da guardiania funzionano bene e chiunque può essere fiero dei suoi animali: poco importa quanti ne siano stati inseriti a protezione del gregge, se maschi o femmine e se provengono da genitori da lavoro o campioni di bellezza. In quel caso tutti possono fingersi esperti cinofili e dire la loro su come vadano selezionati, cresciuti, alimentati, gestiti i cani da gregge. Quando i lupi non provano un particolare interesse ad attaccare un gregge, magari perché si stanno già sfamando altrove con risorse alimentari più interessanti, non importa se a volte passano dove il pastore pascola le pecore: in quel momento non è quel gregge a rappresentare il loro obiettivo! I lupi non predano tutto ciò che incontrano di commestibile, come forse si potrebbe pensare, agiscono solamente quando sentono i morsi della fame e se ritengono che la preda individuata sia la meno rischiosa da sottrarre.
Se però non mangiano da tempo e le pecore di un gregge rappresentano l’unica possibilità che gli resta per sopravvivere, è solo un numero consistente di ottimi cani da guardiania, cresciuti, alimentati e gestiti con grande esperienza a poter funzionare per demotivare i predatori e distoglierli dal loro obiettivo. Basti pensare che ogni anno vengo contattato da pastori di tutt’Italia che, pur possedendo già alcuni cani da guardiania (fino a quel momento apparentemente funzionali), lamentano di aver comunque subito predazioni. Ecco alcuni esempi: Egidio che, pur avendo già 2 cani “anti-lupo", continuava a perdere capi di bestiame in Valle Maira CN, sia di notte che di mattina quando si spostava dallo stazzo per raggiungere i pascoli d’altura; Guido della Val Chisone TO che, pur possedendo 7 cani da gregge non riusciva a limitare le predazioni poiché i lupi si avvicinavano agli animali senza il minimo timore; Tonino di Celano AQ (Abruzzo) che prima di aver modificato il suo branco continuava a subire predazioni, Carmelo di Rogudi RC, al quale i lupi sottraevano spesso le capre anche di giorno e in presenza di cani; Roberto di Arezzo che, nonostante i suoi "guardiani", si ritrovava i lupi addirittura in cortile. E potrei continuare ancora ad elencare molti altri casi.
E’ quindi una vera barzelletta, quella che si continua raccontare, ovvero che basta inserire un qualsiasi cane (purché bianco, grosso e peloso), maschio o femmina, intero o sterilizzato e addirittura alimentato con le crocchette, per risolvere tutti i problemi di convivenza fra lupi e pastori: sarebbe troppo bello!
Forse tutto questo ha rappresentato una soluzione per chi, fino ad oggi, di lupi ne ha sentito tanto parlare ma, in pratica, non ha ancora mai dovuto affrontare personalmente un reale attacco notturno. Quando invece accade il fattaccio, ecco che i pastori iniziano a capire la grande differenza che può esistere fra un cane da guardiania ed un altro nel saper svolgere il proprio lavoro.
Chi sale in alpeggio a giugno ma, subito dopo Ferragosto, si organizza per scendere in pianura a pascolare il proprio bestiame vicino alle abitazioni, può ritenere ottimo un qualsiasi cane, poiché solo raramente i suoi animali dovranno vedersela con i lupi, dato che in quel periodo dell'anno i predatori preferiscono rimanere sulle alture e cibarsi di altro.
Se però si decide di rimanere in montagna fino ad autunno inoltrato, come ad esempio fa ogni anno Graziano, il quale scende dall’alpeggio solo quando il foraggio è completamente esaurito o addirittura stanno già scendendo i primi fiocchi di neve, la qualità dei cani da guardiania impiegati nella difesa del bestiame fa la grande differenza: senza di loro, le probabilità di perdere un consistente numero di capi, salirebbe vertiginosamente!
Quest’anno la “squadra” di cani da guardiania Anti Lupo di Graziano era molto ben composta, anche se rappresentata da soggetti ancora giovani, i quali, nonostante abbiano già dimostrato elevatissime capacità di protezione del bestiame assegnatogli in custodia, sono ancora lontani dal livello di protezione che garantiranno dopo i loro 4 anni d’età.
Con dei buoni cani da guardiania Anti Lupo, si può dire che il bestiame sia abbastanza al sicuro, poiché prima che i predatori scelgano di attaccare il gregge che stanno proteggendo, è molto più probabile che si rivolgano altrove, dove tutto risulta più facile. Tant’è che spesso Graziano mi dice scherzando: “Se gli altri pastori delle vicinanze non hanno cani troppo forti di carattere è meglio, così almeno i lupi vanno da loro e lasciano tranquilli noi!”.
Al contrario di quanto credono in molti, il buon cane da guardiania Anti Lupo non deve essere quel “pecorone” che non si stacca mai dal gregge, sempre nascosto fra le pecore tanto da far addirittura fatica a distinguerlo! Deve invece possedere una grande voglia di spostarsi continuamente attorno al gregge, di correre in anticipo a perlustrare il luogo verso il quale il bestiame si sta dirigendo, marcare ovunque il territorio per far sentire la sua presenza e sondare ogni cespuglio per assicurarsi che nessun predatore stia lì accovacciato in attesa di catturare la sua preda (cosa che invece spesso avviene senza che i cani se ne accorgano!
I cani che quest’anno sono saliti in alpeggio a protezione del gregge di Graziano, composto da circa 600 capi, sono stati:
BALAN, (figlio di Neera x Leone), il maschio più adulto del "gruppo": ormai diventato il capobranco in assoluto. BALAN è dotato di una grande agilità che, abbinata alla sua potenza di reazione, lo fa risultare un eccezionale soggetto da protezione del bestiame, oltre che essersi già rivelato un ottimo riproduttore, capace di trasmettere alla prole ottime doti di cane da guardiania. BALAN è un cane molto docile con le persone estranee che si avvicinano con cautela al gregge ed evitano di molestarlo: si limita ad abbaiare allo sconosciuto, senza mai dimostrare alcun interesse di aggredirlo. Con gli altri cani del branco non si manifesta mai eccessivamente penalizzante, anzi, la sua pazienza lo fa risultare un ottimo leader indispensabile per ottenere anche dagli altri soggetti i risultati desiderati.
NEBBIA, (figlia di Zura x Tyson), la femmina più vecchia del branco, la “matrona” che tutti rispettano, dotata di una struttura un po’ pesante e poco indicata a troppe corse su e giù per la montagna che la rende più idonea a rimanere molto vicino al bestiame, fungendo da spalla a tutti gli altri che perlustrano la zona circostante durante gli spostamenti del gregge. NEBBIA è la sorella di “Selvaggio”, il quale si trova da tempo nei pascoli abruzzesi senza troppi rivali, nipote del grande “Curuc” che ha scritto alcune pagine importanti del cane da guardiania in Transilvania.
KALIMAN, (figlio di Karakell x Senegal), un giovane molto dotato, ovviamente sottomesso a Balan ma con grande interesse di risalire la scala gerarchica. Cane molto rustico ed efficace, figlio di Senegal, un altro pilastro genetico dei cani da pastore della Transilvania, dove i lupi sono una realtà ancora ben più gravosa di quelli che popolano le nostre montagne. Senegal arrivò nel mio allevamento all’età di 5 anni, con una “carriera” che lo vedeva imbattuto fra tutti gli altri cani da pastore presenti nei pascoli di quella foresta. KALIMAN ha tutti i requisiti per diventare un ottimo cane da guardiania, come anche di poter trasmettere alla prole la prestigiosa genetica dei suoi antenati materni (Burka, Kimè, Annibal e Tejen).
NURA, (figlia di Lucky x Faruk), una femmina che in pochi mesi di alpeggio ha saputo dimostrare le sue eccezionali doti di instancabile lavoratrice: non esiste un cespuglio in tutta la montagna che lei non perlustri prima che il gregge vi si avvicini. Sempre attenta, agile e dotata di un grande carattere, ereditato sia dalla madre Lucky, ormai “famosa” fra i pastori per aver sempre risolto i problemi di chi si trovava in "emergenza lupi" e tutt’ora al lavoro con un gregge di capre sulle montagne della provincia di Arezzo. Assolutamente innocua con gli esseri umani, è molto efficiente contro qualsiasi animale che metta in pericolo il gregge custodito. Il padre Faruk è anch’egli un figlio del grande Curuc che lavora in Transilvania.
IGOR, (figlio di Belva x Faruk), il suo vero nome è Kurt (che in turco significa lupo). Possiede quasi la stessa diffidenza del selvatico contro qualsiasi cosa che non conosca da tempo e sia sicuro che non possa costituire un pericolo. E' praticamente impossibile cogliere IGOR di sorpresa: sia di notte che di giorno, non conosce distrazione dalla custodia del "suo" gregge. Credo sia da considerarsi il migliore in assoluto fra tutti i cani di Graziano che sono saliti lo scorso anno in alpeggio: un soggetto molto prezioso per una squadra anti lupo, la sua diffidenza lo induce a dubitare, e quindi a segnalare al resto del branco, di qualsiasi pericolo che possa avvicinarsi alle pecore. Una sentinella che permette agli altri cani di potersi riposare ed essere molto più efficienti in caso di reale necessità. Belva, la madre di IGOR (sorella di Karakell), fu da me battezzata con quel nome per il suo incredibile coraggio di affrontare, fin da cucciola, qualsiasi altro cane che volesse avvicinarsi alla sua razione di cibo.
YANGO, (figlio di Nebbia x Balan), la prima “mascotte” nata dall’accoppiamento di due dei cani della squadra. Fisicamente un po’ pesante e non troppo indicato alla fatica ma potrà affiancare Nebbia durante la protezione del gregge. Essendo allora ancora un cucciolone non è stato possibile fare troppe previsioni sulle sue future doti di cane anti lupo, anche perché ha goduto per tutto l’alpeggio del rispetto del branco, grazie alla protezione della madre.
Per uno come me che, non appena ascolta il tintinnio delle campane di un gregge, si sente come in “Paradiso”, collaborare con i pastori è una grande soddisfazione che va ben oltre i profitti economici: praticamente inesistenti!
I pastori, non rappresentano il minimo introito per un allevatore di cani che voglia praticare la vita dei pascoli (ecco perché siamo ben in pochi a farlo), le uscite economiche sono almeno cento volte superiori alle entrate!
Certamente si tratta di un grande studio per chi alleva cani da pastore, considerato che la realtà è sempre ben diversa dalle chiacchiere e si ha l'occasione di conoscerla solo con la pratica in montagna. Spesso si parte con una ferma convinzione su un cane, per poi doversi ricredere e cambiare rapidamente ogni programma!
Se è vero che collaborare con i pastori è un’attività che risulta molto stimolante per un cinofilo che si dedica ai cani da lavoro, posso altrettanto affermare che si manifesta anche spesso molto faticoso e a volte demotivante. I pastori non hanno grande passione per i loro cani, come è altrettanto vero che di veri pastori ne sono rimasti ben pochi: possedere oggi un gregge significa avvalersi di operai (spesso non italiani) che rimangono in alpeggio di notte ad accudire gli animali, mentre i titolari ritornano a casa per dormire nelle candide lenzuola dei loro letti. Questo significa che i cani proposti dall'allevatore devono sempre soddisfare sia i proprietari del gregge, i quali risultano i responsabili di fronte alle istituzioni, sia gli operai che lo accudiscono, non sempre però sinceri e in buona fede nelle loro rivelazioni.
Il pastore “moderno” ha grande attenzione soprattutto per gli animali che costituiscono il suo gregge, visto che rappresentano la più evidente fonte di guadagno e il motivo per il quale può incassare i contributi previsti dallo stato per chi continua ad occuparsi di pastorizia. Solo invece in rarissimi casi viene riservata la stessa importanza agli animali che hanno consentito di mantenere intatto il patrimonio del pastore durante i periodi dell’alpeggio. Sicuramente non è per cattiveria o per meschinità, bensì per una cultura sul cane da guardiania ancora completamente sconosciuta alla maggior parte di loro ma, appena si ritorna dall’alpeggio, la gestione dei cani lascia sempre molto a desiderare sia nelle aziende agricole del Sud Italia che in quelle del Nord.
Nel Centro-Sud Italia, la maggior parte dei cani da guardiania, che fino a pochi giorni prima si schieravano a difesa del gregge, vengono dimenticati fuori dagli ovili, al punto da costringerli a trasformarsi in “cani randagi padronali”, ovvero di “teorica” proprietà ma obbligati a doversi mantenere autonomamente. Comportamento che comunque non rivela solo aspetti negativi, poiché induce i soggetti del branco a sviluppare di molto i loro istinti e li sottopone ad una severa selezione naturale. Spesso rappresenta però il “cronico” problema di perdere in inverno molti soggetti da guardiania che risulterebbero utili l’anno seguente, ma non pare proprio che i pastori manifestino grandi interessi a modificare questo loro atteggiamento: meglio spendere i soldi al night, piuttosto che organizzarsi con recinzioni appropriate.
Nel Nord-Italia la situazione è un po’ differente, poiché i controlli sugli animali da parte delle ASL sono molto più intensi e nessuno osa quindi aprire i portoni delle aziende agricole e dare libertà ai cani di andare dove gli pare. Ed è così che, gli stessi cani che si sono sfiancati in alpeggio per tutta l’estate, vengono dimenticati per mesi, legati ad una catena o, nel migliore dei casi, chiusi in recinti di pochi metri quadrati.
La cultura dei “nuovi” pastori sui loro cani da guardiania è veramente molto limitata allo stretto necessario, quasi nessuno è interessato alla logica secondo la quale dovrebbero essere cresciuti e gestiti gli animali che rappresentano l’unica difesa del gregge contro gli attacchi del predatore sempre più efficiente.
Ad esempio, mortificare nell’istinto un cane da guardiania (magari il capo-branco), lasciandolo per tutto l’inverno legato ad una catena o recluso in un piccolo recinto, isolato quindi dal gregge e impossibilitato a mantenere la sua posizione sociale nei confronti di altri membri gerarchicamente inferiori, crea danni alla psiche dell’animale che solo pochi riescono ad immaginare. Essendo i meno problematici da gestire, i pastori del Nord-Italia sono soliti lasciar liberi di circolare tutto l'inverno per l’azienda i loro cani da conduzione del bestiame (ai quali invece non compete alcuna dominanza territoriale) e chiusi "in isolamento" quelli da guardiania. Questa errata gestione è la base per incrementare di molto l’astio innato che esiste già fra le due specie canine destinate a mansioni ben diverse, oltre a ridurre pesantemente l’istinto territoriale dei guardiani, ai quali verrà poi chiesto nell’estate successiva di affrontare, con coraggio e dedizione, i lupi che vorranno appropriarsi di pecore e agnelli.
Purtroppo, molti di questi discorsi interessano poco ai pastori, i quali si dichiarano già molto occupati nelle loro quotidiane attività che dicono costringerli a una vita di fatica; nello stesso tempo non esiste alcun interesse delle istituzioni nell'informare gli stessi su certi argomenti di apparente poco valore.
Una cosa è certa: il lupo si evolve ogni giorno nelle sue strategie di caccia e ciò che vuole dai pastori, per mettere a segno con più facilità le sue predazioni, non è altro che questa loro trascuratezza nel crescere e gestire in modo errato i propri cani da guardiania. Animali sempre più chiacchierati quanto ancora completamente incompresi e non tenuti in considerazione da chi dovrebbe invece usufruirne al meglio per limitare i danni naturali che il selvatico non cesserà mai di provocare a chi continuerà a salire in montagna con il proprio bestiame.
Cliccare QUI per vedere il Filmato dei cani di PELLEGRINO GRAZIANO.
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