IL CANE PASTORE TURKMENO
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08/01/2017 - NURA e GOBI: …contro i lupi della Val d’Angrogna! (VIDEO)



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Angrogna è un piccolo comune prealpino italiano di circa 900 abitanti che si trova in provincia di Torino, sulle Alpi Cozie ad un’altitudine di 782 metri s.l.m., anche se l’estensione del suo territorio raggiunge quote al di sopra dei 2800 metri s.l.m. Dallo stesso comune prende il nome la valle che lo circonda (Val d’Angrogna), così come il torrente che la percorre per poi sfociare nel Pellice, importante affluente del Po. Secondo un’antica tradizione, il nome Angrogna deriverebbe dalla voce piemontese “grogn” che significa “bernoccolo”, in riferimento alle colline su cui sorge il paese, anche se poi sembra che le reali origini di questo nome vadano cercate nel “prugnolo”, una pianta selvatica spinosa che cresce ai margini dei boschi e dei sentieri della zona. Il territorio di Angrogna è molto vasto, in larga parte di carattere boschivo, prealpino e alpino, sui pascoli di altura spesso scende la nebbia e quindi non c’è da stupirsi se i lupi si fanno sentire con le loro predazioni a danno del bestiame che viene lasciato pascolare in quei rigogliosi prati ricchi di foraggio.

 

 

La prima volta che mi recai in val d'Angrogna, in compagnia degli amici Gianfranco e Attilio, mi vennero subito in mente i “pericolosi” pascoli della foresta transilvana, dove i lupi rappresentano ancora oggi uno dei problemi più importanti che i pastori si trovano a dover affrontare ogni anno quando arriva il periodo dell’alpeggio. Le distese erbose della Val d’Angrogna, quasi tutte al confine con fitte zone boschive, sono ovviamente più rischiose di altre per le predazioni dei lupi, poiché i selvatici possono osservare ogni movimento del bestiame senza essere visti, avvicinarsi e tramare i loro attacchi senza doversi esporre troppo e se poi, si trovano ancora con il vento a favore e protetti dalla nebbia (spesso presente in quella zona), ecco che riescono a sottrarre alcuni capi di bestiame senza che gli allevatori, né i loro cani da guardiania, se ne possano accorgere.

 

 

Stefano, 28 anni compiuti, è nato in quella valle ed è lì che spera nel suo futuro professionale, considerato che ha deciso di occuparsi a tempo pieno del suo gregge di oltre 100 pecore di razza Biellese, con le quali produce agnelli, latte, un po’ di formaggio ma specialmente quelle che stanno diventando le sue due specialità più apprezzate: il ragù ed i salami di pecora. Chi li ha già provati assicura che si tratti di una prelibatezza da non perdere!

 


Per acquistare questi prodotti rivolgersi all’Azienda agricola Rovoira Stefano – Località Prassuit 2 – Tel. 338 1740888


Nel periodo dell’alpeggio, Stefano unisce le sue pecore a quelle di altri pastori che si spostano in quota, dove il bestiame può beneficiare di foraggio di altissima qualità ma dove il rischio delle predazioni dei lupi aumenta notevolmente. Quasi tutti gli anni i pastori di quella zona lamentano la perdita di alcuni capi a causa dei predatori, tant’è che hanno ormai deciso di munirsi di alcuni soggetti di cani da gregge.

 

 

Nei mesi che precedono l’alpeggio e in quelli successivi fino al calare del primo manto nevoso, Stefano si occupa da solo del suo gregge, lasciandolo pascolare ovunque trovi, in affitto o in concessione gratuita, dei pezzi di prato nei quali le sue pecore possano saziarsi. Ritardare il più possibile la stabulazione degli animali, tanto da tenerli fino all’ultimo all’aperto per alimentarli a foraggio, è una regola fissa per i veri pastori, poiché nulla come la proteina dell’erba fresca può mantenere gli animali in ottima salute, favorire la produzione degli agnelli e la montata lattea delle madri.

 

 

I primi periodi primaverili, così come quelli autunnali, sono anche però gli stessi in cui i lupi si fanno sentire con più frequenza a bassa quota e non disdegnano sicuramente di approfittare di qualche erbivoro se non accuratamente custodito.

 

 

Stefano, conoscendo la famiglia De Petris (qui sopra in foto), la quale sale ogni anno ad alpeggiare in Alta Val Chisone con il suo gregge e, sapendo della loro scelta di aver adottato alcuni dei miei pastori dell’Asia centrale per proteggere il bestiame dai frequentissimi attacchi dei lupi che avvenivano ogni anno, mi ha contattato per chiedermi se avessi potuto aiutare anche lui a proteggere un po’ meglio i suoi animali.

 

Avevo appena ritirato da un pastore due dei miei soggetti già adulti cresciuti con il gregge, ottimi cani Anti Lupo e soprattutto molto pacifici con gli estranei quanto intolleranti nei confronti di qualsiasi animale che possa costituire un pericolo per il gregge. Una coppia di cani così ben dotata, non sempre si riesce ad ottenere! Me l’aveva restituita un pastore per la necessità di dover inserire nel gregge alcuni cuccioli delle razze imposte per ottenere i finanziamenti europei previsti dall’attuale PSR 2014-2020. Come ben si sa, il denaro riesce spesso a prevaricare sull’amicizia che si instaura fra uomini, figuriamoci quando si parla di cani! Se poi si considera il modo con il quale oggi si concepisce spesso l’allevamento degli animali da reddito, è facile capire che per qualche migliaia di euro chiunque possa “cambiare bandiera” senza il minimo ripensamento. E fu così che NURA (femmina dal mantello nero) e GOBI (maschio dal mantello beige chiaro) dovettero “migrare” verso un altro gregge, per lasciare il posto a cuccioli più idonei ad ottenere contributi.....

 

 

Alcune delle principali qualità che sto oggi riscontrando in Stefano, nuovo proprietario di NURA e GOBI (spero quello definitivo), sono la reale passione per i suoi animali e per i luoghi in cui abita, la voglia di imparare ciò che non sa ancora e, innanzitutto, la capacità e determinazione di mettere in pratica ciò che gli si dice, senza dar troppo retta alle tante voci che circolano nelle osterie. Gli ho ceduto due cani ormai adulti (piuttosto che cuccioli), assicurandogli grandi benefici e lui mi ha creduto, riscontrandone oggi i risultati. Gli ho indicato come alimentarli, ovvero facendoli mangiare dal gregge e lui lo ha fatto, capendo in prima persona che non è vero che se i cani mangiano gli agnelli morti, poi finisce che uccidono quelli vivi (credenza invece ancora molto diffusa fra i nostri pastori poco esperti di cani Anti Lupo).

 

 

E, senza ribattere con la solita frase: “Mio nonno invece diceva!” (come avviene spesso fra i giovani pastori), ha subito applicato alcuni consigli che gli ho suggerito sulla gestione dei cani. Da quanto afferma Stefano, per adesso, tutto sta procedendo per il meglio: NURA e GOBI sono molto attaccati alle pecore, incredibilmente tolleranti con i turisti che si avvicinano al gregge e guai invece a qualsiasi animale che provi ad avvicinarsi al bestiame minando la sua incolumità.

 

 

Quando trasferii a Stefano la coppia di cani, NURA era già gravida e, come previsto, due mesi fa ha partorito la sua bella cucciolata di cani Anti Lupo nell’ovile, creandosi un adeguato giaciglio nel fieno. Oggi sono già tutti molto vispi, allevati secondo la tradizione di un tempo: latte della loro madre, scarti del gregge, qualche resto di macellazione e pane secco (tenuti quindi ben lontani dalle solite crocchette!).

 

 

Alcuni di loro saranno presto inseriti come cani da guardiania Anti Lupo fra il bestiame di alcuni allevatori amici di Stefano, mentre altri verranno a giorni trasferiti nel mio allevamento “Il Turkmeno” per affrontare la normale selezione dalla quale, se dotati, diventeranno validi  cani “anti-ladro” da inserire nelle famiglie che necessitano di protezione familiare. Se invece più predisposti alla vita del gregge, saranno trasferiti al nostro CISCAL – Centro Italiano Selezione Cani Anti Lupo, in attesa di raggiungere altri pastori italiani che ne faranno richiesta per risolvere i loro problemi con i predatori.

 

 

A volte, qualcuno mi chiede perché io dedichi così tanto tempo ai cani Anti Lupo, nonostante dagli stessi non ottenga mai il minimo tornaconto economico, tranne del buon formaggio che i pastori più generosi mi regalano. Anzi, oltre a regalare i miei cuccioli a chi si trova in crisi per i predatori, ci rimetto ancora sempre le spese per assistere i pastori nelle loro difficoltà con la gestione dei cani. Da alcuni mesi, alcuni amici cinofili si stanno addirittura dimostrando scherzosamente preoccupati nel vedere crescere questa mia passione per il mondo della pastorizia e spesso mi dicono: “Non è che stai abbandonando i cani da guardia e presto ti vedremo alla guida di un centinaio di pecore!?”. Nonostante sia nipote di autentici pastori, non credo che ciò potrà mai avvenire. Per fare i pastori, ci vuole una vocazione al sacrificio alla quale io non mi sento così portato, (occuparmi dei miei tanti cani mi è già più che sufficiente), è certo però, che al solo udire delle campane di un gregge al pascolo, vengo invaso da un indescrivibile senso di pace e di ritorno al passato, effetto che su di me oserei dire sia quasi terapeutico. Come sono ancora divinamente lontani quegli animali dalla nostra attuale “pazzia” di esseri umani modernizzati! Per non dire poi quanto imparo, in ogni occasione, sulla natura caratteriale dei miei cani da pastore, potendoli osservare ad interagire liberi fra gli animali che stanno custodendo.

 

 

Ritengo la vita del gregge una delle più raffinate scuole di cinofilia che un appassionato di cani possa seguire. In quell’ambiente c’è ancora poco posto per le tante fantasie nelle quali si trova ridicolmente immerso il nostro attuale mondo cinofilo (e non solo cinofilo). La pastorizia è ancora fatta di uomini che per un semplice taglio non corrono al Pronto Soccorso, bensì si lavano sotto l’acqua di una fontana. Molti pastori, quando affetti dalle influenze stagionali, rimangono in piedi per accudire i loro animali, così come i loro cani guariscono leccandosi le ferite e zoppicano fin quando la Natura non risolve. Né più né meno di come avviene da sempre per tutti gli animali selvatici, esseri verso i quali gli uomini non hanno mai maturato così tanta “tenerezza” ma, nonostante tutto, le loro specie continuano a riprodursi da millenni. Sarà solo perché sto piacevolmente invecchiando, ma quel mondo lo sento mio, così ancora tanto lontano da quello moderno, nel quale invece faccio sempre più fatica a ritrovarmi.

 

 

Stefano è molto giovane ed ovviamente un pastore “modernizzato” che si sposta con il fuoristrada ed usa il cellulare, ma vedere come sia riuscito a mantenersi così genuinamente semplice, ereditiere di antiche tradizioni montane e capace di muoversi con tale destrezza fra gli animali del suo gregge, mi ricorda cose del passato e mi fa sentire molto gratificato nell’avergli assegnato due cani Anti Lupo di una genetica così importante.

 

 

NURA e GOBI sono veramente due cani di altissima qualità, nati per vivere con il gregge e spero che Stefano li saprà conservare, offrendo loro l’affetto e il rispetto che meritano.

 

CLICCARE QUI per visionare il Filmato di NURA e di GOBI al lavoro con il gregge.




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