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ATTENZIONE!
Quello che leggerete in questo paragrafo ed in altre parti del mio sito inerente ai cani da combattimento presente in Asia centrale è puramente documentativo e non costituisce promozione agli stessi. I combattimenti di cani rappresentano una deprecabile attività a danno di animali, sono vietati dalla legge e completamente inutili alla selezione del cane da guardia.
Almeno il 90% dei cani da pastore dell’Asia Centrale, nei due stati che io ho visitato: Turkmenistan ed Uzbekistan, sono destinati ai combattimenti. Vedendo il tipo regime opprimente, in cui questi popoli hanno vissuto, sino a pochi anni fa (in Turkmenistan ancora oggi), non è difficile capire perché lo scontro fisico sia un modo naturale della gente, per rapportarsi fra di loro. I popoli dell’Asia centrale sono “freschi” di guerra, molti giovani hanno partecipato e sono morti nelle varie guerre più attuali: Iran, Afganistan, etc.. , quindi il combattimento fra soggetti, per stabilire chi è il più forte, fa parte della loro indole. Molti ragazzini vengono avviati ai vari sport che prevedono lo scontro fisico, tipo pugilato, lotta, etc.. e risulta ancora più divertente vedere due cani (oppure galli, pernici, ed altri) che combattono fra di loro, non di rado i combattimenti fra animali sono poi succeduti da “scazzottate” fra i proprietari e tifosi degli animali stessi!
E’ veramente difficile, per loro, concepire un cane, se non da combattimento, oltre al desiderio di tutti, di poter diventare famosi tramite il loro campione. A differenza di cosa si potrebbe pensare, non sono le scommesse, ovviamente esistenti fra gli spettatori, a sorreggere e tramandare questo “divertimento”, ma la passione del popolo nutrita per questi gladiatori. Devo dire che in Tailandia, ciò avviene ancora fra gli uomini, sul ring della Boxe Tailandese!
In Asia centrale, i cani da combattimento, rappresentano ciò che per noi sono i giocatori di calcio. Ogni cane ha il suo clan di tifosi ed ogni “medio-asiatico” ha il suo cane del cuore. Gli incontri più importanti, vengono svolti nelle periferie delle città più grandi, alla domenica, ma è facile che se ne possano vedere di improvvisati in ogni luogo nascosto: cortili, giardini, piazzali, prati, etc..(in quanto sono ufficialmente illegali, anche se la polizia, generalmente, non fa nulla per limitarli ed i governi permettono, ogni anno, la pubblicazione ed affissione di molti manifesti, rappresentanti il campione dell’anno).
Noi parliamo, solitamente, di “cane forte”, per indicare un soggetto che affronta con prepotenza alla recinzione di casa, un estraneo con lo scopo di non farlo entrare nella sua proprietà, loro, invece, esclusivamente di un cane che è in grado di vincere su un suo simile. La capacità di fare la guardia alla loro “proprietà” non viene spesso considerata, se non ritenuta addirittura un fastidioso deterrente.
Quando un cane è ancora cucciolone, il suo padrone inizia a fare pronostici, con gli amici, sulla sua abilità di combattente e non appena possibile, lo “testa”. E’ di pochi giorni fa, questa lettera del mio amico turkmeno Abdulla (…tra l’altro, professore di lingue straniere all’università di Ashgabat) che mi scrive, con grande entusiasmo, in inglese: “I tested my young dog. My dog had fight with the strong young male and my dog won everybody was surprised .At the present time there some people who ask my dog to sale it. Because my dog fought 9 minutes with that dog and it won”. Ad Asghabat, il fatto che lui, possa essere laureato in lingue straniere, poiché il turismo non è ancora assolutamente gradito, non interessa a nessuno e non gli aggiunge alcun prestigio, anzi forse potrebbe anche costituire, per certi versi, un problema per l’attuale governo, ma che un suo cane possa diventare un campione da combattimento, questo potrebbe renderlo celebre fra la gente di tutta l’Asia Centrale. Un buon cane da combattimento può essere venduto, a qualche ricco locale o meglio ancora all’estero (..di contrabbando), a cifre molto alte, pari a più anni di un salario medio.
La morfologia dei cani da combattimento è molto varia. Ce ne sono di alcune taglie e da alcuni anni vengono suddivisi in categorie di peso, tranne per l’incontro finale, dove conta solo il più forte e non la grandezza: il campione, dev’essere un vero campione, in assoluto! E’ da questa teoria che se si parla con gli esperti, si apprende che un cane maschio, per essere forte, dev’essere di una taglia non superiore ai 75 cm al garrese, con buona muscolatura, ma non appesantito.
Nonostante i Turkmeni ridano di molti combattimenti praticati in Russia, Ukraina, etc.. fra cani di grandissima mole, ma molto più lenti e con meno vitalità, c’è da dire che il cane “grosso” ha comunque grande riscontro fra il popolo medio-asiatico. Come nel pugilato, anche se i migliori incontri si siano sempre disputati fra atleti di pesi medi, anche per i cani, c’è sempre molta attesa per i pesi massimi. Nel suo cuore, i “medio-asiatici”, sognano la nascita di un cane di dimensioni giganti, agile, forte ed imbattibile per sempre! Anche se poi, quando ci si informa della taglia dei passati campioni, si scopre che la stazza media, è sempre stata piuttosto contenuta. Sono preferiti i cani con gli arti anteriori più robusti, in quanto la logica suggerisce maggiore resistenza al dolore, in caso di morsicatura da parte dell’avversario, ma se si notano le fotografie dei campioni, molti di loro hanno fisici possenti su arti generalmente snelli. E’ da queste continue contraddizioni, che i Turkmeni, dopo aver visto con i loro occhi, per secoli, che in cinofilia, “tutto può essere il contrario di tutto”, come giudizio definitivo, su un buon cane da combattimento, non si lasciano mai andare in precise dichiarazioni inerenti al loro aspetto morfologico. L’ultima frase pronunciata è sempre: “Il cane più forte, è quello che sa combattere con il cuore”, ovvero il più predisposto a soffrire, pur di non arrendersi e quindi capace di offrire un migliore spettacolo alla folla. Chissà, quante volte hanno bruciato i loro salari in scommesse, puntando su un cane più grande o più piccolo, su un cane molto aggressivo che poi ha perso, contro uno apparentemente più mansueto, etc.. Generalmente hanno poca simpatia per i cani che ringhiano all’avversario, prima di iniziare a combattere, anche perché lo considerano un segno di debolezza. A loro, piacciono solo cani che mordono senza spreco di altre energie, oltre al conoscere benissimo che spesso, il cane che inizia a ringhiare, durante ad un combattimento, è molto prossimo alla resa.
Come ho già scritto in altri paragrafi, la passione per i combattimenti è giustificata dagli asiatici, in quanto considerata tradizione dei pastori, per individuare i cani più forti per il loro lavoro, ma se si parla, in confidenza, con qualcuno di loro, si scopre presto che tutto ciò non corrisponde alla piena realtà. I pastori non ebbero mai interessi, di far combattere i loro cani, anzi spesso durante i calori delle femmine, perdevano l’efficienza di alcuni loro maschi, che massacrandosi per motivi di dominanza, non risultavano poi efficienti contro gli attacchi dei predatori nelle notti successive, con la conseguente perdita di svariati capi di bestiame. Per millenni, nel Karakum Desert, la vita era un COMBATTIMENTO continuo e non solo contro i predatori, bensì per le condizioni climatiche, estremamente avverse, le carestie, le epidemie, miriadi d’insetti, capaci di far gridare una mucca ad ogni puntura (ecco perché il pelo più lungo, sulla schiena, dei cani aborigeni). I combattimenti, presero poi molto spazio quando la vita, specialmente fra gli abitanti dei villaggi, si affievolì ed i pastori continuarono a godere molto rispetto fra il popolo dell’Asia Centrale, proprio per il loro legame alle tradizioni e la conseguente capacità di affrontare la sofferenza quotidiana, …purtroppo, anche con l’ausilio di molto oppio!
Al contrario di cosa si potrebbe pensare, il cane da combattimento, non ha mai costituito pericolo per le persone, anzi ne è solitamente indifferente, tanto è sempre stata la selezione genetica che lo ha portato ad odiare l’animale ed a rispettare l’uomo che, oltre non aver mai costituito reale pericolo, lo ha sempre nutrito. E’ di qui la mia teoria, estremamente fondata, che se non esiste selezione dell’uomo, mirata a canalizzare, in modo esatto, il carattere del cane da pastore, non si possono ottenere grandi risultati dei soggetti, come buoni guardiani di casa.
Il cane da Pastore dell’Asia Centrale, è un cane estremamente affidabile, forte, rustico ed ideale per vivere in giardino tutto l’anno, quindi adeguato per essere selezionato secondo le nostre attuali esigenza di guardia alla proprietà, ma questa non è una dote naturale, presente nella maggior parte dei soggetti, in quanto ancora oggi, nelle sue terre d’origine, è unicamente selezionato per i combattimenti e per pastorizia, scartando volutamente quelli aggressivi contro l’uomo.
Notare nella 2a foto, Mr.Kakish Kyarizov, che assiste ad un combattimento. (Il terzo in piedi da sinistra). In Turkmenistan, nessuno degli allevatori di Alabay, può mancare all'appuntamento della domenica. E' ai bordi del ring, che si discute e decide tutte le settimane quello sarà il futuro del tipico cane da Pastore dell'Asia Centrale "moderno". In quelle occasioni settimanali, oltre a scommettere (solo sporadicamente e non cifre importanti) si compra-vendono molti soggetti, si contrattano le monte, si ingaggiano i trainer, etc...
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