ATTENZIONE!
Quello che leggerete in questo paragrafo ed in altre parti del mio sito inerente ai cani da combattimento presente in Asia centrale è puramente documentativo e non costituisce promozione agli stessi. I combattimenti di cani rappresentano una deprecabile attività a danno di animali, sono vietati dalla legge e completamente inutili alla selezione del cane da guardia.
In Turkmenistan, i cani da combattimento, rappresentano ciò che per noi sono i giocatori di calcio. Ogni cane ha il suo clan di tifosi ed ogni turkmeno ha il suo cane del cuore. Gli incontri più importanti di tutto il Turkmenistan, vengono svolti in Ashgabat e sono veramente i più sanguinari, credo solo per per far bella figura, di fronte al mondo, il governo li avrebbe teoricamente vietati da anni, ma non solo non fa nulla per reprimerli, bensì ospita nella sua unica libreria della capitale, fra centinaia di volumi dedicati al presidente, tutte le immagini dei campioni, aggiornate fino ad oggi.
Uno dei problemi più scottanti dei combattimenti, per il governo, non è tanto il massacro dei cani bensì le risse fra i tifosi che spesso non esitano a trafiggersi con i coltelli, portati regolarmente appresso. Anche l’arbitro rischia spesso l’incolumità ed è questo uno dei motivi che decreta perdente un cane, tranne quando scappa via e non vuole combattere o guaisce, solo all’orlo della morte dell’animale, in quanto teme la ritorsione del clan di quello perdente.
Per fortuna, anche il calcio e molte altre discipline sportive, catturano già molta attenzione alla popolazione locale ma, un vero turkmeno, passa alcune ore della domenica a vedere i cani che combattono. La storia dei cani da combattimento turkmeni, è in effetti la storia delle attuali linee di sangue che sono diffuse nel mondo fra i soggetti da esposizione. La maggior parte dei cani originali turkmeni diffusi fra gli allevatori dell’ex-unione sovietica, Russia compresa, fanno riferimento alle linee di sangue di questi campioni del ring.
Il più famoso fra questi gladiatori, è stato senza dubbio: Ak Yekemen Campione del Turkmenistan nel 1976 e 1977, da cui derivò il mitico Gara Kelle Campione 1980, 1981,1982 (da non confondere con alcuni cani ed allevamenti russi di nome Kara-Kelle, presenti negli attuali pedigre!) ed Ak Yekemen II Campione nel 1984. Dallo stesso Ak Yekemen, provenne il mitico Akgus Campione nel 1989, 1990, 1991 e Tohmet Campione nel 1992 e 1993. Altri campioni furono Gara Yekemen Campione nel 1978 e 1979, Sary Yolbars Campione nel 1983, Yolbars Campione nel 1985 e 1986, Ak Ayi Campione nel 1987, Gozi Gara Campione nel 1988, Kor Gaplan Campione nel 1994 e 1995, Gonurja Campione nel 1996, Alaman Campione nel 1999 e 2000 Gonurhan Campione nel 2002, Arwana Campione nel 2004, Gara Goz Campione nel 2005, Albert Campione nel 2007 e Yyldyz Campione nel 2008. Nel 2009, il Campione sarà probabilmente Sirhan, tutto bianco come Ak Yekemen, quindi il mito continua e l’inutile massacro… anche!
Quando il combattimento finisce, solitamente al termine del terzo round, entrambi cani sono molto mal conci, sfigurati, scuotono la testa dal dolore, perdono sangue, hanno almeno uno degli occhi chiusi, zoppicano ed altro ancora. Fanno molta pena! Ma tutto ciò non preoccupa nessuno, il proprietario del perdente è solitamente arrabbiato ed il vincente esulta. La fase più delicata e quando i clan, appartenenti ai due combattenti, s’incontrano. Se i perdenti accettano la sconfitta e non serbano vecchi rancori, s’abbracciano e si baciano, diversamente da quel mucchio serrato di persone, può scaturire il finimondo.
Ho assistito con fatica a tutto questo, anche perché li detesto categoricamente, considerandoli inutili a qualsiasi scopo della razza, ma non potevo rifiutare l’invito di Abdulla, anche perché solo in quel luogo, s’ incontrano i più famosi allevatori ed esperti di Alabay, di tutto il Turkmenistan (http://www.pastoredellasiacentrale.it/dett_news.asp?id=592).
La taglia dei cani da combattimento è media, qualcuno porta e fa combattere anche cani più grandi (non giganti), ma generalmente risultano perdenti, anche attualmente si cerca, tranne nella finale, di far combattere cani di taglia simile. Solitamente nei combattimenti che ho assistito io, hanno avuto la meglio quelli più lupoidi e leggeri, in quanto più aggressivi e agili nel non farsi afferrare le zampe, vitale per non perdere in breve tempo. Qualcuno sostiene che il diametro degli arti anteriori del cane, possa costituire un vantaggio per la resistenza ad eventuali morsi, ..non sicuramente gli esperti, che invitano a guardare quelli dei mitici campioni, solitamente tendente al leggero. Ad ogni proprietario, è necessario chiedere il permesso di fotografare il suo cane, spesso concesso prima della gara e dopo, solo se vincente.
Qualcuno porta ai combattimenti, anche alcuni cani aborigeni, di provenienza dai greggi, quel tipo di cane è generalmente molto forte e resistente, ma difficilmente risulta il gladiatore che il popolo vuole. Il cane aborigeno, solitamente lotta per la vita o per semplice dominanza, quando l’avversario è a terra, lui si stacca e se ne va e ciò non piace alla folla che vuole combattimenti lunghi e sanguinari. Una grossa ipocrisia, diffusa nel popolo turkmeno, è che i combattimenti sono un’antica tradizione in quanto anche i pastori facevano combattere il loro cani per prepararli ai combattimenti in difesa dei predatori delle pecore. Tutto ciò è solo una mezza verità, il combattimento che realmente provocavano i pastori fra due soggetti aborigeni, era semplicemente per vedere chi risultava il più dominante e coraggioso, solitamente durava poco e veniva interrotto ai primi sintomi di cedimento del sottomesso. E’ invece vero che, spesso, fra due maschi del branco, nascevano combattimenti spontanei per coprire una femmina in calore e quelli venivano lasciati al suo svolgimento, in quando ritenuti naturali e costruttivi per la razza. L’attuale combattimento che si può vedere oggi, nelle periferie delle città, non ha più alcun sapore di tradizione, specialmente se si pensa che i due maschi non hanno mai vissuto fra le pecore bensì in piccoli box.
Il cane selezionato per gli attuali combattimenti, è quello semplicemente più predisposto a farsi sacrificare, tipo gladiatore nell’arena. Il cane intelligente, che si accontenta della sua dominanza e lascia l’avversario alla sua sconfitta psicologica o che tende alla naturale sottomissione, in caso di inferiorità, viene drasticamente scartato. Ne risultano quindi soggetti assenti, privi di emozioni che raramente hanno dimostrazioni d’affetto nei confronti dei suoi padroni. Anche gli stessi addetti ai lavori ammettono che il sistema nervoso di questi cani ne rimane molto compromesso ed anche per la vita che conducono non durano, quasi mai, a lungo.
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